SOCIETA' NATURALISTICA SPELEOLOGICA MAREMMANA

PROGETTO AIUTI ALLA SCUOLA DI SURA KOJO (SUD ETIOPIA)

Per contribuire queste sono le coordinate bancarie dell'associazione

IBAN- IT55 S088 5114 3000 0000 0300 605

Causale: "Aiuti Etiopia"

La lettera di invito scritta dal Governo della Woreda di Damot Weyde nel Wolayta

 

Come tentare di aiutare l’Africa.
Carlo Cavanna

L’Africa, se ne parla solo quando crea problemi a noi, poi viene nuovamente dimenticata.
Però è sempre stata terra di saccheggi, prima per deportazioni di schiavi verso l’oriente e successivamente verso l’america, poi per le importanti materie prime.
Ma per cercare di aiutarla bisogna conoscerla direttamente, viverla sul posto, capire le vere necessità senza voler imporre nulla.
Non servono megaprogetti confezionati da “esperti” pagati da multinazionali con l’unico scopo di soddisfare le proprie idee di sviluppo che quasi sempre non coincidono con le reali esigenze dei potenziali fruitori. Frequentando da quasi trentai anni l’Etiopia, insieme ai miei compagni di viaggio, ho avuto occasione di vedere impianti di acquedotti che collegavano le sorgenti a vari villaggi in sequenza con condutture metalliche di decine di chilometri e con belle fontane dotate di numerosi rubinetti. Molto bello, peccato che dopo pochi anni, al primo intasamento di un tubo, nessuno era in grado di ripulirlo e così dopo l’abbandono i rubinetti in ottone sono finiti per diventare anellini e collane. In Senegal un nostro amico ha verificato il fallimento di vari impianti di pozzi per l’acqua con pompe elettriche immerse. E’ bastata la mancanza di un lubrificante per abbandonare tutti i pozzi. Tutti denari buttati al vento, meglio i pozzi con pompe a mano che fra l’altro costano molto meno. Molti hotel moderni, costruiti con le ultime novità del settore, accusano problemi anche seri già dopo il primo anno: sgocciolio da tutti i rubinetti, sciacquoni inefficienti, rubinetti che non stanno fermi, impianti idraulici in perdita nei muri, scaldabagni montati a rovescio e inefficienti e così via. Quello che serve dopo la realizzazione di un progetto è costituire un gruppo di buoni tecnici anche manutentori, come elettricisti, idraulici, falegnami, fabbri e muratori.
La chiave sta nella parola “cultura”, ovvero trasmettere gradualmente gli insegnamenti prodotti dopo anni di esperienze, perché è inutile costruire all’occidentale se poi non si fa la manutenzione all’occidentale.
Come esperienza personale in Etiopia, io ebbi occasione di aiutare un ragazzo quattordicenne dal nome Elias, propostomi da un frate cappuccino, al quale si era gravemente ammalato il padre e versava in misere condizioni economiche. Elias doveva iniziare meritatamente le Scuole superiori ma a causa dell’accaduto avrebbe dovuto lasciare la scuola e diventare contadino. La cifra annua per il sostegno era modesta e io accettai e da allora proseguì ad aiutarlo per tutto il percorso scolastico. Tornando tutti gli anni per svolgere le mie ricerche etno-antropologiche verificavo i suoi risultati e così fino alla laurea in Ingegneria civile. In quel periodo riusciva ad insegnare in una scuola elementare per 4 giorni a settimana e gli altri 3 giorni si recava con il pullman a 120 chilometri di distanza ad Arba Minch sede dell’Università. Si è veramente guadagnato la laurea e subito ha trovato lavoro in una grande azienda con un ottimo stipendio. Si è potuto sposare e dopo due figlie è arrivato un bel maschietto. Dal momento che ormai mi considera un secondo padre, lo scorso anno ha voluto che facessi il padrino nella cerimonia di battesimo del nuovo venuto, per me un vero onore. Questa famiglia ora sta veramente bene e non penserà mai di emigrare in Europa.
In Etiopia i Padri Cappuccini in particolare, hanno costruito Scuole. Una scuola nella città di Soddo dedicata esclusivamente alle femmine, in considerazione del fatto che nel non lontano passato le femmine ne erano escluse. Ora dalle elementari fino alle superiori vede la presenza di oltre 1200 ragazze. Sempre gli stessi Cappuccini fondarono un grande Scuola dei mestieri alla quale contribuì la Confartigianato italiana. Progetto molto importante perché riusciva a formare dei lavoratori come falegnami, idraulici, fabbri e meccanici che potevano così trovare un posto di lavoro dopo la formazione. Questo è quello che servirebbe quando si parla di “Piano Mattei”. Questi progetti andrebbero ancora più incoraggiati e forse molti giovani con un lavoro a casa propria non penserebbero mai di lasciare la loro terra su un barcone.
La mia associazione ha avuto modo di realizzare vari progetti di aiuti umanitari dalla lotta contro la malaria, agli insegnamenti sulla igiene materno infantile, alla costruzione di strade e di invasi per uso irriguo, alla messa in opera di impianti idraulici ed elettrici per le scuole del sud Etiopia.
Nel prossimo novembre andremo a svolgere proprio un altro progetto relativo ad una Scuola di Sura Kojo, nel Wolayta. Il governatore locale, informato delle nostre conoscenze etno-antropologiche, ci ha chiesto di collaborare nella realizzazione di una sala dove saranno esposti oggetti etnici del loro passato, locandine sull’evoluzione umana nella Rift Valley, campioni geologici e mineralogici. Insomma un concreto apporto culturale all’insegnamento che cercheremo di supportare anche economicamente magari trovando qualche aiuto fra enti e privati del grossetano che potranno contattarci tramite email all’indirizzo carlocavanna1@gmail.com o visitando il sito web www.ethiopiatrekking.it dove troveranno anche le coordinate bancarie dell’associazione.